I ragazzi credono che basti un clic per sapere tutto, e salvarsi dai pericoli. Non è così: dai messaggini bollenti sui social all’adescamento online, il libro “Tutto troppo presto” dello psicoterapeuta Alberto Pellai spiega i rischi che corrono sul web i nativi digitali. E il ruolo fondamentale degli adulti. In 10 punti
di Cristina Lacava articolo pubblicato su http://www.iodonna.it/attualita/ immagine copyr. “getty images”
Ecco, in 10 punti, come intervenire per un’educazione sessuale 2.0. Tenendo conto che la fascia più a rischio è quella tra gli 11 e i 14 anni, quando si fanno le prime prove di autonomia.
1. Non tirarsi indietro. Questa è la prima generazione di genitori che non può permettersi di non parlare di sesso. I nostri padri e madri non l’hanno fatto con noi e siamo sopravvissuti lo stesso? Oggi non è possibile.
2. Monitorare internet. Il web non ha confini e proprio per questo un genitore deve metterli, e aiutare un figlio a esplorare per gradi. I preadolescenti sono in balia del cervello emotivo, hanno voglia di divertimento e non controllano le conseguenze. Spetta all’adulto, che ha maggiore competenza cognitiva, essere presente.
3. Chiarire i rischi dei contatti online con gli sconosciuti, parlare dell’adescamento, anche partendo da casi di cronaca. Discutere: cosa avresti fatto se fosse successo a un tuo amico? Internet dà la falsa percezione di costruire un’intimità solidissima con gli interlocutori, e qui sta il pericolo. Molti genitori non credono che i figli chattino con gli adulti, dovrebbero controllare.
4. Essere sempre disponibili a parlare di tutto. I figli non devono avere paura di confidarsi, di deludere mamma e papà per un errore fatto. Si può partire anche da un film per confrontarsi (un titolo? American Beauty). Un esempio: una ragazzina ipersessualizzata, pensa che per aver successo nella vita bisogna seguire quel modello lì. Ma la realtà – per fortuna – non è così limitata. Il corpo non è tutto.
5. Proporre un contratto. Nel momento in cui si regala uno smartphone a un ragazzino, certi genitori si preoccupano solo del piano tariffario. Invece si devono dare regole sull’uso: cosa mi aspetto da questo strumento, quando lo voglio vedere acceso e spento. E soprattutto: una volta a settimana mi metto seduto accanto a te, guardo il tuo profilo, cosa fai online tu e soprattutto cosa fanno i tuoi amici. Non si dà una Ferrari a un neo patentato.
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